Uno dei vantaggi di acquistare artigianato è che si ha spesso un contatto diretto con chi realizza l’opera e quindi c’è margine per fare delle modifiche in base alle proprie esigenze.
Come ho spiegato varie volte nei miei post in cui racconto il processo di produzione, il vetro ha dei limiti, ma ci sono ampi margini per modificare le mie creazioni, per cui ora ti spiego come posso personalizzare un mio gioiello per te.
Ho fatto un TAMGRAM home decor, un gioiello per la tua casa ed i tuoi spazi.
Ci ho pensato su, tanto, pure troppo, ma poi l’idea è arrivata. E ora, anche se l’ho già presentato sui miei social e non ho fatto un lancio super come faccio di solito, sono qui a parlartene.
Fosse mai che passi qui per caso e non ne sai nulla, ti racconto come ho deciso di fare questo nuovo prodotto, però mettiti comoda e prenditi cinque minuti tranquilli per leggere.
Non ricordo più quando ho avuto i primi pensieri che poi hanno portato a questa micro collezione, ma era almeno il 2019, e non si chiamava ancora TRIBE. Non era ancora una micro collezione di gioielli, erano esperimenti, pezzi di prova per capire se alcune idee che avevo avuto erano fattibili.
Alcune collezioni partono così, cioè senza essere delle collezioni, senza avere ancora una struttura, un numero di pezzi prestabiliti, senza aver deciso, bene cosa, come e quanto. Sono prove, esperimenti, quasi niente.
TRIBE è cresciuta, è nata, è stata letteralmente una gestazione. Si è formata ed evoluta, ha avuto degli intoppi, sono stati esclusi alcuni elementi, ne sono stati creati altri. Forse ne arriveranno altri in futuro.
Nulla per me è troppo, non esiste troppo grande, troppo, strano o troppo colorato. L’unicità è la mia musa ispiratrice, il mio ossigeno. Qui sta solo a te capire quanto unico deve essere il gioiello che vuoi.
Il Natale non si può certo considerare una festività minimalista, io stessa ieri ho acquistato una decorazione per l’albero a forma di ananas rosa glitterato! Tuttavia se vogliamo fare dei regali riusciti dobbiamo adattarci ad acquistare oggetti (o servizi) che rispecchino il gusto di chi li riceve.
Per questo, anche se spesso risulta difficile, ci ritroviamo a volte a dover fare regali minimalisti che hanno ben poco di natalizio. Questo non toglie che possano essere belli e preziosi e soprattutto dimostrare il nostro affetto a chi li riceve.
Ammetto che non ho uno stile minimalista in senso stretto. Amo i colori, le cose estrose, sopra le righe, ma ti assicuro che aprezzo una cosa fatta bene, dalla linea pulita e soprattutto che non sia noiosa nella sua semplicità.
Negli scorsi post abbiamo visto come si fa il vetro e come si colora, ma una cosa che influenza molto il suo aspetto e l’uso sono le trame e le finiture del vetro Tiffany.
Intanto chiarisco che il vetro artistico viene chiamato Tiffany prevalentemente in Italia mentre nei paesi anglosassoni è chiamato “stained glass” cioè vetro stagnato.
Questo perchè la tecnica è stata sviluppata da L. Comfort Tiffany, ma i vetri decorati esistevano da secoli (basti guardare le più belle cattedrali gotiche europee). Per gli anglosassoni parlare di Tiffany significa prevalentemente parlare di gioielleria, per questo è utile fare questo chiarimento.
Noi quindi lo chiameremo indifferentemente vetro Tiffany o vetro cattedrale per intendere il vetro a lastre usato come decorazione.
Detto questo, a L. C. Tiffany va il merito di aver fatto moltissima ricerca per creare nuovi tipi di vetri, viaggiò e sperimentò moltissimo, creò dei laboratori e si circondò di esperti vetrai con cui recuperò vecchie tecniche decorative del vetro, risalenti ai romani e anche precedenti, mentre altre le inventò di sana pianta.
In questo post cercherò di dare una descrizione di massima delle trame e finiture più frequenti, ma tieni conto che in genere esistono delle sotto categorie per ognuna, spesso sviluppate dai singoli laboratori.
In ogni caso proviamo a partire dall’inizio.
Piccola annotazione, da qui in poi troverai molti link che ti permetteranno di vedere i vetri di cui stiamo parlando.
Come si fa per colorare il vetro? La scorsa settimana abbiamo parlato di come si fa il vetro, ma non ho approfondito la questione colori, anche se ho mostrato su Instagram alcuni dei miei vetri colorati.
Nel post non ho approfondito come si colora il vetro per due motivi, il primo è che il post era già abbastanza lungo, e capire, almeno in parte tutti quei concetti mi ha richiesto un po’ di approfondimento.
L’uso dei colori nel vetro cattedrale o Tiffany, sono un ulteriore step nel mondo della chimica. Infatti, se anche nei video sul vetro si vede l’addetto che aggiunge una polverina verde, o viola, o rossa al fuso, ciò non significa che basti trovare un colorante qualsiasi.
Difatti, quelle polverine sono dei sali, sali metallici, ossia ossidi e/o solfati. Cosa cambia?
Facciamo un passettino indietro. La tecnica di colorazione con sali metallici è quella usata nell’antichità. In tempi moderni sono stati creati sali più stabili con processi di sintesi (cioè in laboratori di chimica) però le materie prime sono sempre quelle.
Invece in tempi moderni sono stati sviluppati anche altri metodi per colorare il vetro, che però mostrano degli inconvenienti.
Intanto chiariamo che non esiste un solo modo per colorare il vetro, in primis esiste la colorazione a caldo e a freddo.
La colorazione a caldo in fusione con:
ossidi metallici (gli ossidi sono dei sali, ne ho accennato nel post precedente) aggiunti alla massa vitrea, per conferire un colore omogeneo; detta anche Colori in fuoco soprattutto dai maestri vetrai di Murano ;
sostanze in stato colloidale, come d’esempio l’oro colloidale per ottenere il vetro rosso-rubino e, Infine,
particelle di materiali coloranti dispersi nella massa vitrea, come nell’avventurina.
La colorazione a caldo senza fusione
Questa tecnica prevede l’inclusione di sostanze chimiche tra due lastre di vetro incolore incandescenti. Queste sostanze a contatto con l’alta temperatura generano colori ed effetti particolari ed unici. Questo procedimento venne ideato da Ercole Barovier verso il 1930.
La colorazione a freddo
Per questo tipo di colorazione si usano dei colori che vengono applicati sul vetro senza cottura. Si usano colori a lacca o ad olio, in epoca moderna si è iniziato ad usare anche vernici sintetiche (in genere a base polimerica).
Questo tipo di pittura di fatto non resiste a lungo (è come i colori a vetro che si trovano nei negozi per artisti), un escamotage può essere dipingere il vetro internamente, in questo modo la pittura non è intaccata dagli agenti esterni perchè il vetro la protegge.
Questo tipo di colori venivano usati per decorare oggetti vari, spesso dai vetrai che non avevano una fornace a disposizione.
Colorazione a freddo con ricottura
Esiste poi una tecnica che prevede la colorazione della superficie del vetro con dei pigmenti colorati (creando anche disegni) senza che il colore entri nella pasta vitrea, poi però necessita una ricottura per il fissaggio dei pigmenti. A questa tecnica spesso seguiva l’incisione del vetro per mostrare la sottigliezza dello strato di colore.
Oggigiorno esistono varie aziende che realizzano colori economici simili a quelli per ceramica per dipingere il vetro. Si possono fissare con cotture a temperature “domestiche” (160°C circa) e rendono la colorazione permanente e resistente.
LASTRE DI VETRO COLORATE
Come abbiamo visto sopra per colorare le grandi lastre di vetro si aggiungono sali di metalli (in forma ionica o colloidale) al fuso del vetro. La differenza è nella struttura chimica dei due sali, io me li sono dovuti far spiegare dalla mia amica Isabella e, anche se più o meno ho capito, non mi metto qui a farti la lezione di chimica.
Ti basti sapere che alcuni metalli, possono produrre diversi tipi di sali (semplificando molto, li chiameremo solo ossidi e solfati), che generano colori diversi.
Te lo dico perchè quando ti elencherò i colori e i metalli che si usano per crearli vedrai che con uno stesso metallo possono essere creati coloranti molto diversi.
Dopo questa lunga, ma necessaria, premessa andiamo alla parte divertente.
I COLORI
BLU . Il blu è abbastanza facile e se hai visto “La ragazza con l’orecchino di perla“, sai che uno dei coloranti più preziosi e belli è il cobalto. Nel vetro non viene usato puro ma sotto forma di sale.
Può dare diversi tipi di sali, che generano diverse sfumature con Ossidi di cobalto ad esempio si ottiene un blu violetto. Un’altra sfumatura di blu tendente al verde si può ottenere invece con un sale di ferro, ma anche il rame può fare sfumature bluastre.
ROSSO. Questo colore si può ottenere usando diversi metalli, ad esempio mischiando zolfo, cadmio e selenio. Oppure con Cloruro di oro (III) AuCl3 o composti contenenti rame si ottengono delle tonalità di rosso rubino molto intense. Ovviamente l’intensità è data anche dalla quantità di oro che si usa, ma questo spiega come mai sia così costoso.
IL ROSA. Il rosa si può ottenere sia attraverso l’uso dell’oro per tonalità più intense, sia con l’ossido di Erbio Er2O3 per varianti più delicate.
IL GIALLO. Sotto forma di ossido di ferro, questo metallo si usa per dare una colorazione giallo marroncino al vetro, mischiato con lo zolfo si ottiene una sfumatura giallo-ambra. Anche una miscela di Zolfo e Cadmio Solfuro di cadmio CdS oppure l’argento danno delle tonalità di giallo. Persino il piomo può essere usato per sfumature di giallo. Oltre ad ottenere sfumature diverse, è evidente come alcuni possano essere più convenienti di altri.
IL VERDE. Può avere varie sfumature, con l’ossido di rame si può ottenere un color acquamarina oppure un verde. Ma ricordiamoci che con il ferro si possono ottenere delle sfumature di blu verde. Con l’Ossido di cromo (III) Cr2O3 si ottiene il verde smeraldo. Invece con Ossido di uranio (IV) UO2 un verde fosforescente, ovviamente appena si sono scoperti i danni che provoca questa sostanza si è sospeso l’uso di questo vetro.
IL VIOLA. Per ottenere il viola si possono usare vari sali metallici, il Biossido di manganese MnO2 per avere una sfumatura viola porpora, mentre con un mix di cobalto-manganese si ottengono diverse sfumature di un color ametista. L’ossido di nichel NiO da il violetto.
IL NERO. Per ottenere il nero si usa la stessa abbinata che si usa per il viola, il cobalto-manganese, ovviamente modificate le formulazioni e i dosaggi sono diversi, ma è interessante perchè io ho un vetro viola che in fotografia viene nero per quanto è scuro!
BIANCO. Se poi vuoi colorare il vetro di bianco puoi farlo mediante composti contenenti stagno.
Oltre alle colorazioni esistono dei particolari effetti come l’iridescenza, l’opacità ecc… ottenuti sempre mediante processi chimici scoperti e sperimentati nel tempo. Ma di questi ne possiamo parlare successivamente perchè è un argomento ancora più vasto di quello sui colori.
Io spero che questo post ti abbia aiutato a capire ed apprezzare ancora di più questo materiale bellissimo, che da millenni ci accompagna.
Ora sai come si fa a colorare il vetro e, se ti è venuta voglia di avere il tuo pezzettino di vetro colorato, puoi andare nel mio shop e scegliere quello che preferisci da indossare.
Oggi voglio iniziare a parlarti del vetro, la materia prima di cui sono fatti i miei gioielli. Il vetro che uso per fare i miei gioielli però di per se non è una materia prima (come ad esempio il legno o il marmo) ma è un composto, formato da altre sostanze.
Il vetro è conosciuto fin dall’antichità, lo conoscevano i Fenici, gli Egizi ed i Romani, e a parte alcuni ritocchi la formula di base è rimasta immutata. Non immaginatevi vetri grossolani o rozzi, già a quei tempi realizzavano oggetti finemente lavorati.
Parlare del vetro richiederebbe mesi, perchè è usato in talmente tanti modi che l’argomento è vastissimo, e passa dall’arte, all’industria, all’ottica, alla medicina, al settore alimentare e molto altro.
Io stessa ne so davvero poco, e scoprire le basi di questo materiale non è semplice perchè se fai una ricerca nel web esce fuori davvero di tutto, da chi ci fa le bottiglie a chi lo usa nell’edilizia.
Quindi oggi, proviamo a parlare del vetro che si usa per fare il Tiffany (e se vuoi sapere perchè si chiama così vai qui)
Si, oggi parliamo di nuovo di allergia ai gioielli, ne avevo parlato già in questo post dove ti davo 7 suggerimenti su trucchi per poterli indossare comunque. Il punto è che chi è allergico ai gioielli pensa principalmente ai metalli e alle leghe che contengono le sostanze allergizzanti.
Ma se chi è allergico ai metalli non indossasse gioielli di metallo?
Ecco, io mi escludo automaticamente, perchè nei miei bijoux c’è lo stagno. In realtà raramente è il diretto responsabile della reazione allergica, ma è legato con altri metalli che invece possono dare fastidio ad alcune persone.
Nonostante questo mi è capitato di recente, parlando con una amica di trovarmi di nuovo davanti una persona che deve rinunciare ad indossare tanti tipi di gioielli a causa dell’allergia.
La cosa mi spiace sempre molto, quindi ho cercato per tutte le persone allergiche ai gioielli delle alternative. Dei gioielli per le persone “che pensano di essere allergiche” ai gioielli. Continue reading “Gioielli per chi è allergico ai gioielli”
Quest’anno il caldo ci ha assalite alle spalle con un colpo fortissimo, lasciandoci sudare e stremate a boccheggiare sulle scrivanie, ed essere carine e ordinate sta diventanto una fatica di Sisifo.
Anche indossare gioielli è difficile, si attaccano, ci strangolano, ci danno caldo loro stessi, ma con i vestitini leggeri e semplici che mettiamo per stare fresce senza un accessorio sembra che siamo uscite in camicia da notte (Cit. Luca alla nostra amica Marina, alcune sere fa, quando l’ha vista con un abitino di cotone bianco, per altro carinissimo) come fare? Continue reading “Gioielli in estate? 10 dritte per accessoriarti con il caldo”
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