Non ricordo più quando ho avuto i primi pensieri che poi hanno portato a questa micro collezione, ma era almeno il 2019, e non si chiamava ancora TRIBE. Non era ancora una micro collezione di gioielli, erano esperimenti, pezzi di prova per capire se alcune idee che avevo avuto erano fattibili.
Alcune collezioni partono così, cioè senza essere delle collezioni, senza avere ancora una struttura, un numero di pezzi prestabiliti, senza aver deciso, bene cosa, come e quanto. Sono prove, esperimenti, quasi niente.
TRIBE è cresciuta, è nata, è stata letteralmente una gestazione. Si è formata ed evoluta, ha avuto degli intoppi, sono stati esclusi alcuni elementi, ne sono stati creati altri. Forse ne arriveranno altri in futuro.
I believe I can fly
Questa collezione è nata perchè volevo cambiare un po’ il punto di vista dei miei gioielli. Se mi segui sai che lavoro con lastre di vetro di 3/4 millimetri al massimo. Quindi tutti i miei gioielli tendono ad essere piatti.
Da anni sto cercando soluzioni per renderli più tridimensionali. Alcune soluzioni, molto belle, sono però molto elaborate e non facilmente portabili da tutti.
Quindi cercavo qualcosa di più semplice, un colpo di genio un Uovo di Colombo e ad un certo punto è arrivato ragionando sui miei anelli. Di solito infatti sono con la lastra adagiata sempre sulle dita, parallela al dorso della mano.
Ho pensato: “e se li mettessi dritti?” e così ho iniziato ad immaginare forme che spuntavano dalle mani, tra le dita, come fiori dalla terra, come stele antiche, delle Stonehenge di vetro.
Purtroppo questa idea mi ha posto un’altra serie di problemi, tra cui quello della base dell’anello. Non entrerò troppo nel tecnico, ma se avessi usato il solito metodo di saldare il vetro all’argento sarebbe saltato tutto dopo pochi secondi (non minuti, secondi) quindi dovevo studiare un modo diverso per realizzare la mia idea.
Ci ho messo un po’ anche in questo caso, ho fatto ricerche, ho ipotizzato di fare un corso basico di oreficeria, il tutto avrebbe reso ogni pezzo molto più elaborato e costoso.
Alla fine, di nuovo, ho risolto puntando sulla semplificazione. Ho tolto invece di aggiungere, via la base in argento, li avrei fatti tutti in vetro, bucati (o quasi), usando solo i materiali tradizionali della lavorazione del vetro stagnato.
Avevo l’idea per mettere i miei anelli, in verticale, che puntavano verso il cielo.
I test
Proprio durante questo processo di elaborazione (ancora prima di arrivare ai progetti finali) ho iniziato ad indossare i vari pezzi, per valutarne la comodità, e l’estetica, la portabilità, cosa correggere e cosa togliere.
Ho anche fatto vedere le prove ad alcune persone, molto diverse tra loro, persino i miei nipoti, per capire la percezione che ne avevano le persone che non erano dentro il progetto.
Questi test iniziali mi hanno aiutato a capire cosa tenere e cosa scartare (ho un po’ di pezzi di prova nel mio portagioie!) e come far evolvere la collezione.
Tutte queste considerazioni mi hanno anche aiutato a decidere che strada dare, che mood e quali caratteristiche volevo avesse ogni pezzo.
La lavorazione un po’ più nuova e lunga, fatta per eliminare l’argento (costoso) dal processo doveva essere ammortizzata in qualche modo, da qui è nata l’idea di rendere ogni pezzo multiuso.
Alcune immagini delle carte della ruota dell’anno 2020 con i prototipi
Multiuso
Quindi gli anelli iniziali, sono diventati anche ciondoli, le forme e l’estetica sono stati leggermente modificati (altri test con altri pezzi di prova) per renderli adatti ad entrambe le funzioni.
Sono stati adattati per essere confortevoli come anelli, ma belli anche come ciondoli inserendo una semplice catenina.
Questo concetti di multiuso l’ho sempre avuto nei miei gioielli, ma durante questa pandemia, penso sia diventata una necessità non solo mia. Un capo di abbigliamento, un oggetto deve assolvere a più funzioni, essere utile in situazioni diverse, a vari usi. Non solo per una questione economica, ma anche etica.
Anche per questo la collezione è così piccola, solo quattro pezzi, ma potenzialmente può diventare molto più elaborata e ricca.
Avendo tante forme a disposizione ho anche iniziato a mixarli per vedere l’effetto insieme.
Componibili
Il vantaggio di aver reso verticali gli anelli era anche che sul dito erano molto sottili, 3 millimetri circa, e spesso gli anelli che indossiamo hanno le fasce anche molto più larghe.
Quindi ho provato ad indossarne più di uno insieme, per capire quanto fossero comodi, se potevo lavorare su degli strati. Creare delle sovrapposizioni, degli effetti particolari giocando con i vetri.
Così facendo mi è venuta l’idea di creare dei design differenti, ma che potessero combinarsi tra loro. Se non tutti almeno alcuni.
Quindi da tutti i tentativi fatti, ho estrapolato 4 forme, 2 basse e aperte e 2 affusolate e alte. Abbinate insieme ricordavano alcuni fiori, come tulipani, gigli, campanule e narcisi. Ed erano belli sia come anelli che come ciondoli doppi.
Però, invece di saldarli insieme, decidendo arbitrariamente io, quali forme e quali colori abbinare, ho voluto che fossi tu a farlo. Io ti avrei dato i mattoncini, i moduli base, da usare anche da soli, e tu avresti scelto il colore e la combinazione che preferivi.
La Percezione
La percezione è come appaiono, come si rapportano i pezzi con le persone. Come le persone li vedono, li accolgono….o al contrario li rifiutano.
Ovviamente non si può piacere a tutti, avere una completa comprensione da parte di ogni persona. A volte c’è un completo distacco, il disinteresse, altre si arriva all’amore a prima vista.
In linea generale, tra le persone che hanno dimestichezza con il mio stile ed il mio lavoro c’è stato subito apprezzamento. Da mio nipote che li ha definiti “carini” alle mie amiche che li hanno adorati ed addirittura definiti con elogi da critico d’arte “beh ma questi sono una cosa diversa, sono pezzi di design!”.
Sono piaciuti persino a mia madre, che quando le propongo cose strane me le boccia subito!
Tutto bene quindi!
No ovviamente no. O meglio, non tutti hanno avuto reazioni entusiastiche, ci sono stati i vari commessi, baristi, impiegati in giro per la città che quando porgevo un documento, un bancomat o una banconota non esitavano a definirli “armi”. Declinate pure questa definizione in tutti i modi e frasi possibili, nell’anno e mezzo di test che ho fatto le ho sentite tutte.
La cosa che mi ha stupita è che la prevalenza di questa definizione veniva appunto da maschi. Le donne si preoccupavano soprattutto della comodità.
Per me la comodità dipende da cosa devi fare, non li consiglio per fare le pulizie, lavorare la creta, e la spesa al mercato di frutta e verdura, ma vanno benissimo per uscire, fare commissioni e andare a cena fuori (su quali gioielli usare e quando non usarli ho scritto ben due post). Sono omunque più comodi dei tacchi per quanto riguarda le calzature.
Al di là di queste quisquilie la percezione immediata, irrazionale, prima che la parte senziente del cervello inizi a mettere in moto obiezioni e paletti è “WOOOW”!!!!
Le pupille si dilatano e poi mettono a fuoco, la testa di sposta in avanti ed indietro come lo zoom di una macchina fotografica, il cuore salta un battito e te lo restituisce raddoppiato, come un tamburo nel petto.
I gioielli e la comunicazione
I gioielli sono beni di lusso, nel senso che al di la del valore intrinseco legato al pregio del materiale di cui sono fatti non servono a nulla.
Non si mangiano, non sono strumenti, non sono macchine, non ti coprono e riparano dal freddo. Se ci fosse una apocalisse zombie nessuno cercherebbe gioielli insomma.
Ma noi non siamo solo animali, abbiamo un sistema sociale in cui interagiamo, abbiamo un inconscio, un IO e un SUPER IO, siamo esseri complessi, che hanno bisogno di conoscersi, di distinguersi, di esprimersi, di comunicare.
I gioielli comunicano, non solo con il loro stile, ma danno informazioni chiare, un anello sull’anulare sinistro dice che hai un impegno sentimentale con un’altra persona. Il tipo di anello indica quanto è importante l’impegno.
Un crocifisso o una stella di David al collo dice che sei credente e in cosa credi. Una spilla sul risvolto sulla giacca con un simbolo può far capire per quale squadra tifi, se sei iscritto ad un partito politico, se fai parte di una società importante ecc…..
Cosa comunica TRIBE.
TRIBE è piccola, è appena nata, e non è nemmeno così nuova come design (esistono anelli simili fatti in legno, metallo, pelxiglass ecc…) , ma mentre la studiavo, la realizzavo, e la mettevo a fuoco ho capito quello che avrebbe comunicato.
Quello che per me dovrebbe dire a tutti è come SEI TU, ma dovrebbe dire in primis a te, che hai il coraggio di essere te stessa e anche di più, di alzarti in piedi e dirlo forte.
Per questo TRIBE è fatta come è fatta. Per consentirti con pochi pezzi e pochi colori di esprimerti, di tirare fuori quell’effetto WOOOW.
La possibilità di indossare i pezzi sia come anelli che come ciondoli, di poterli avere in colori diversi, trasparenti che si mixano insieme quando vengono sovrapposti, li renderà tuoi in tutto e per tutto.
Non solo, ti permetterà giorno per giorno di cambiare, perchè non siamo immutabili, e dopo il periodo che abbiamo passato le emozioni sono altalenanti.
Ecco perchè è una micro collezione, ma che ti permette di personalizzare molto (e non solo perchè ogni pezzo è fatto su misura) ma anche perchè tu sceglierai i colori e le forme da unire insieme.
IO E TRIBE.
Prima di presentarti la collezione nei dettagli voglio dirti un’ultima cosa. Per me fare questa collezione è stato facile, la volevo da morire, ne avevo bisogno, la volevo così strana, difficile, bellissima e coraggiosa.
A parte i vari aggiustamenti, la frustrazione di risolvere i problemi tecnici per renderla fruibile, è esattamente come la volevo.
Con tutti i rischi che comportava presentare una cosa così nuova e diversa non ho mai avuto dubbi su come dovesse essere.
Andarci in giro lo è stato meno semplice, ogni volta che qualcuno mi faceva una battuta era un colpo al cuore, come se mi avessero detto che mio figlio era brutto, o strano. Giuro!
Per me era inconcepibile che qualcosa che per me esprimeva libertà, vitalità, colore, coraggio venisse visto come un’arma (odio le armi!) o qualcosa di indegno. Ogni volta, chiudevo gli occhi, facevo un sospiro e pensavo a te.
Pensavo a te!
Pensavo che questa era la nostra collezione, che dovevo far finta di niente, rispondere con educazione (no, sinceramente non sempre sono riuscita ad essere gentile) ed essere coraggiosa per te. Mi dicevo che quando l’avresti vista, saresti impazzita, ti sarebbe piaciuta, che tu l’avresti capita davvero e che te la meritavi.
Quindi ora, finalmente posso farti vedere
TRIBE