Dopo lo scorso post in cui ti parlavo dell’inizio della mia passione per i bijoux, oggi continuo raccontandoti come è diventato il mio lavoro, e come ha dato il via al mio nuovo servizio per te e i tuoi gioielli. Ma prima dovremo soffermarci un attimo su cosa c’è stato nel mezzo.
Ci siamo fermati alle medie, in cui io iniziavo, come tutte le adolescenti, a truccarmi a scegliere da sola cosa mettere e a confrontarmi con gli altri. Diciamo che ne uscivo sempre male e ammaccata. Ma so benissimo che a quella età quasi nessuno si piace.
Finalmente però è arrivato il liceo, ed io ho fatto l’artistico. Ore ed ore al giorno a disegnare (quasi troppo!) con gente strana, stravagante, che non mi valutava solo in base al mio aspetto ma anche al mio talento artistico.
La mia classe era abbastanza borghese e di tipi strani ce ne erano pochi, ma per la scuola girava di tutto ed io da una parte ero intimidita, dall’altra mi sentivo libera.
Uno dei miei timori era di non avere davvero talento, in fondo quella era una scuola piena di persone ricche di estro, creatività ecc…. In realtà non era proprio così, molti si erano iscritti con la speranza che ci fosse poca matematica! Grosso errore. In un liceo ad indirizzo architettura ogni anno aumentavano le materie scientifiche (matematica, geometria, chimica, architettura, fisica ecc…) e diminuivano quelle umanistiche (italiano e storia dell’arte).
Comunque a me andava bene. Ero tra quelle brave della classe ed ho iniziato a capire che più che essere bella volevo essere in gamba, essere quella che il prof di ornato lodava per i suoi lavori. Quando presi solo 8 ci rimasi male!
Vi racconto questo step perchè è stato una dei periodi della mia vita in cui mi sono divertita di più ed ho avuto modo di confrontarmi con tante donne (o quasi donne) diverse. Eravamo una classe al femminile, 20 ragazze contro 3 maschi. Immaginatevi ondate ormonali femminili ogni giorno, pazze risate, lacrime, crisi isteriche, liti, amicizie per la pelle, in un ambiente stile Fame.
Finito il liceo c’è stato il grande vuoto. Ho fatto per un po’ la facoltà di architettura, moooolto competitiva e pesante, che poi ho lasciato ed ho iniziato a lavorare.
Ho fatto tanti lavori e per molto tempo ho letteralmente smesso di fare qualsiasi cosa di artistico o manuale. Sono cambiata fisicamente, sono dimagrita e tutti mi dicevano che ero figa, potevo mettere i vestiti che volevo, poi sono reingrassata, ridimagrita ecc….ma non mi sentivo comoda nella mia pelle. Finchè dopo i 30 anni ho iniziato ad avere davvero voglia di ricominciare a fare con me mani.
Dopo alcuni mesi un po’ nebulosi, ho capito che quella che per me era una passione legata alla necessità di esprimere me stessa, il mondo che avevo dentro, poteva essere qualcosa che potevo fare. Si perchè non sempre trovavo gioielli che mi rispecchiassero.
Iniziò tutto come un hobby e piano piano ho iniziato a studiare, a vendere le cose che facevo, ad imparare, a conoscere altri artigiani e soprattutto tante donne che indossavano le mie cose.
Loro sono state le mie maestre!
Mi arrivavano i loro feedback, gli ordini personalizzati, perchè non ero l’unica a non trovare quello che mi rispecchiasse, e io potevo aiutarle. Potevo fare quello che le faceva sentire se stesse, che le aiutava ad esprimere la loro personalità, il loro stile.
Immagina inoltre, durante tutti quegli anni, un accumularsi e variare di oggetti, abiti, borse, gioielli fino a quando sentii la necessità di rimettere tutto a posto. Avevo bisogno di SPAZIO!
Tra le prime cose che feci fu mettere in ordine la mia camera, in maniera davvero drastica. E insieme agli armadi e ai cassetti sistemai anche il mio portagioie.
Ah! Ragazza che bella sensazione! Tutto in ordine, ma non solo, li a portata di mano, visibile, facile da prendere e rimettere a posto (litigo ancora con mia madre che nel suo armadio ha la sagra della busta, dentro un’altra busta con dentro altre 10 buste e alla fine la roba che cerchi!).
Per risolvere la questione dei gioielli mi feci un portagioie come dicevo io, che non mi obbligasse a compromessi, e che contenesse tutti i gioielli che indossavo.
Questo fu il primo step che mi fece capire come quello che ci circonda influenza come ci sentiamo. Infatti da quel momento io iniziai a sentirmi molto più leggera, in grado di prendere decisioni (era più facile perchè era tutto in ordine e non avevo cose inutili) velocemente e mi sembrava di avere anche più tempo per me.
Ora quando aquistavo qualsiasi cosa lo facevo con una maggiore consapevolezza e quindi sceglievo cose che mi piacevano davvero, ero più attenta insomma e i miei cassetti non si riempivano di cose che non avrei mai usato.
Iniziai a trasportare questo concetto nel mio lavoro, aiutando le mie clienti a scegliere quello che davvero le faceva stare bene. Chiedendo quali fossero i colori e lo stile in cui davvero si sentivano a loro agio le aiutavo a focalizzare. Fu molto utile, perchè iniziarono ad accendersi di splendore davanti ai miei occhi.
Oramai avevo imparato a vedere dal loro viso quale era il gioiello che davvero le emozionava.
Per cui pensai di aggiungere al mio produrre gioielli, anche qualcosa di più. Aiutare le donne a trovare il loro splendore interiore.
Questo mi ha portata nel tempo ad interessarmi anche di altri argomenti, a seguire a mia volta persone che per altre vie cercavano di migliorare la loro vita e quella degli altri secondo il loro sentire.
Finchè decisi di creare un servizio apposito da fare a domicilio.
Lo scopo iniziale era aiutare le donne a riorganizzare i propri gioielli, che non vuol dire solo scegliere in quale cassetto mettere gli anelli o le collane. Infatti ognuna aveva bisogni diversi e le consulenze di solito tiravano fuori questioni personali legate alla cura per se stesse e all’autostima.
Le consulenze sono sempre state momenti molto istruttivi per me, mentre le clienti di solito le concludevano con una sorta di leggerezza e allegria. Queste sensazioni erano dovute al fatto che mettere ordine nelle proprie cose aiuta a farlo anche nella propria testa. Se poi è fatto in maniera tranquilla, quasi giocosa, tra un confronto ed una battuta sembra davvero una uscita tra amiche.
Ed ora veniamo al dunque. Ovviamente questo tipo di consulenza a domicilio era possibile solo nella mia città e lasciava insoddisfatte le altre. Da tempo quindi cercavo di ragionare su come rendere fruibile questa opportunità anche fuori da Roma.