Gioielli tradizionali – Le spille sarde

Dopo una lunga pausa eccoci alla terza puntata dei gioielli tradizionali, e alla Sardegna, oggi cercherò di fare un’escursus sulle spille.

La dicitura è molto generica perchè anche di queste ne esistono tantissime e hanno delle caratteristiche specifiche sia stilisticamente sia per l’uso che se ne faceva e se ne fa ancora. Se immagini le spille da mettere sul risvolto della giacca, diciamo che hai una visione un po’ limitata.

Cagliari -Costume tradizionale Foto per gentile concessione di Gianni Careddu

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Devo precisare che la spilla si distingueva in due tipologie quelle meramente decorative e quelle che avevano anche una funzionalità specifica.

In secondo luogo il costume tradizionale influenzava molto il tipo di spilla che si usava e dove veniva posizionata.

Meno legate degli anelli a significati  simbolici e allo stato sociale e folcloristico erano comunque legate a delle forti tradizioni.

Ad esempio c’erano spille per tenere i veli o fazzoletti sul capo, altre per chiudere gli scialli, alcune si mettevano sul grembiule del costume (se il costume lo prevedeva, quello di Loculi ad esempio non ce l’ha) alcune per tenere i rosari molto lunghi e così via. La funzionalità ovviamente influenzava anche l’aspetto di queste spille.

Selargius – Costume tradizionale Foto per gentile concessione di Gianni Careddu

In primis tanto per scaldare l’ambiente ti ricordo che i tipici bottoni erano, e sono ancora realizzati  ed usati sia come gemelli che come spilla.

Le spille ornamentali in generale avevano soggetti che si ispiaravano alla natura, realizzate soprattutto in filigrana con pietre e smalti più i meno preziosi incastonati. I soggetti erano fiori, foglie, e piante, dalle forme sinuose con volute e riccioli, simili a dei pizzi, in oro e argento. Alcuni uccelli poi sembravano cuori sdraiati, e alcuni fiori diventavano stelle.

Maracalagonis – Costume tradizionale Foto per gentile concessione di Gianni Careddu

Una delle più diffuse e varie è una spilla a forma di fiore che cambia nome a seconda della zona. Su Girasoli (il girasole) anche detto Sa marghirita era tipica del Campidano e in genere era il primo regalo che la famiglia del fidanzato portava in dono alla futura sposa, con lo scopo ben preciso di passarla alla prima nipote femmina il giorno della prima comunione.

La margherita ha corolla in filigrana con al centro una grossa pietra rossa con cerchi concentrici di scaramazze (perle non perfette) e numerosissimi petali realizzati in lamina opaca lavorata a bulino; il gambo è in filigrana mentre le foglie sono in lamina come i petali.

Ora iniziano le contaminazioni, perchè una spilla da petto sempre in forma di margherita, ed usata per chiudere lo scialle sul davanti viene chiamata ispilla margherita a Quartu Sant’Elena.

Qui cominciano ad esserci alcune variazioni, perchè si parla anche di una margherita senza il gambo e di una forma simile ad un cuore anziché ad una margherita.

In Ogliastra una spilla simile era chiamata la spilla lustrino a palma … era usata per trattenere lo scialle, il fazzoletto, la benda, ed era usata anche nel Nuorese, nell’Oristanese e nelle Baronie. La si chiama lustrino perché le parti opache fanno risaltare le lastre gialle e lucide. Ad Oliena (pochi chilometri di distanza) questa particolare spilla a forma di fiore stilizzato viene denominata s’ispilla.

Bono – Costume tradizionale Foto per gentile concessione di Gianni Careddu

Nella zona del campidano, nel meridione della Sardegna una spilla detta su piccioni  realizzata in oro, è una lamina di forma affusolata ad imitazione del corpo del piccione visto dal basso quando vola. Questa lamina è decorata in vario modo, con stagnola colorata, o filigrana. Il bordo è decorato da una fascia a filigrana con un motivo geometrico a triangoli a sua volta circondato da piccole sagome che sembrano pesciolini ma rappresentano dei colombi. Sulla parte più arrotondata, quella superiore, che rappresenta il capo c’è una specie di corona trilobata. Sulla parte appuntita della coda un’altra lastrina a ventaglio anch’essa lavorata con filigrana e altri decori.

A Quartu Sant’Elena il gioiello più “alto” è la spilla da testa (s’agull’e conca) a forma di margherita in filigrana d’oro, di dimensioni variabili anch’essa usata per tenere il velo o il fazzoletto sulla testa.

In alcuni casi abbiamo dettagli sull’abbigliamento fermato da spille, ma senza descrizione delle stesse anche se in alcuni casi i nomi sono molto specifici.

Ad Ittiri c’erano le spille a losanga in lamina stampata con pietre policrome incastonate. Erano usate per l’abito da festa e oltre a decorare erano di sostegno alla lunga catena d’oro con pendente (pendenti e spille viaggiavano spesso insieme) per farle assumere sul petto la forma di una “M”».

Altre spille che fungono da accessorio fondamentale per l’abito sono sas agudzas, dove a Bono e a Bottida servono per il fazzoletto bianco di forma quadrata piegato a triangolo, con i vertici legati dietro la nuca con nodi (muccadore), le donne indossano una benda di lino bianco.  La cosiddetta tiadzola) veniva appuntata prima sul lato sinistro e poi fatta passare intorno al capo, sulla cui sommità viene tenuta ferma da due spille.

A Cabras le donne indossano su muccadori tanau, un ampio fazzoletto a fondo color marrone, con largo bordo grigio tempestato a fiorami di colori vivi, impressi a stampa che viene assicurato in testa con una spilla, e scende svolazzante sulla persona per una lunghezza di oltre un metro.

Nella Trexenta il cosidetto “muncadori mannu”  si usa uno spillone d’oro detto in dialetto trexentese “sa broscia”.

Le spille da petto prendono genericamente il nome di bròscia (dal francese broche) ma come abbiamo visto in alcuni casi sono denominate Margherita (a seconda del dialetto la parola varia leggermente). Quindi a volte il nome è indicativo dello stile, altre della posizione in cui va indossata, altre dell’uso che se ne fa. Ad Ittiri ad esempio le spille da petto sono denominate fremmaglios, a Ovodda fermagliu, ma indica una spilla d’argento, de prata, che si appunta sulla camicia della donna (quindi non è usato per tenere lo scialle); a Orosei la spilla usata sul petto è su vermagliu, mentre quella usata per tenere il copricapo (sia per il velo che per su mucatore) viene denominata ispilla ’e conca, perchè posta sulla testa.

Tortolì – Costume tradizionale Foto per gentile concessione di Gianni Careddu

Oltre a spille tradizionali di orgine più antica, ispirate alla natuta, ovviamente anche le varie invasioni  e dominazioni hanno lasciato il loro segno negli usi e costumi, oltre che nella lingua, e quindi si trova un tipo di spilla attualmente chiamata borbonica. Questa spilla in oro è di forma lunga e stretta, decorata con pietre preziose, rosse e di altri colori. Di solito almeno una al centro e altre simmetricamente poste sui lati lunghi.

Una cosa importante se ti regalano una spilla è tenere conto della sacralità e superstizione (oltre che di folclore) che ha in Sardegna. Chi riceve una spilla in dono (e in generale qualsiasi oggetto tagliente) deve pagare qualcosa al donatore anche simbolicamente. Questo per preservare il ricevente da dolori (come la puntura dello spillo) o  rischierà, in caso di oggetti taglienti come coltelli o forbici, che questi taglino l’amicizia… basta anche una monetina di poco valore, mentre in alcune zone si paga con una piccolissima puntura, donando quindi una piccola goccia di sangue.

Bene per ora abbiamo finito con le spille, anche se l’argomento è molto più vasto e complesso di come te l’ho presentato. Ho cercato di raggruppare per macro gruppi, dandoti delle informazioni che riguardassero sia la geografia che quello che io amo di più, la vita quotidiana. 

Abbi pazienza, ogni articolo sui gioielli tradizionali richiede diversi giorni di lavoro e lunghe ricerche, quindi non riesco ad essere costante ogni mese nella pubblicazione.

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Come sempre cito qui le fonti preziose da cui ho attinto le informazioni principali:

 

 

 

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